Chaumos, il natale prima del Natale

 

Negli ultimi decenni il Natale, che commemora nel tempo la "presunta" natività di Gesú, è divenuto una festa globale che si è diffusa anche laddove il cristianesimo non ha attecchito. Certo in molte regioni del mondo ha perso la sua connotazione religiosa e il Natale sembra prevalentemente un'occasione per mangiare, bere, scambiare regali e divertirsi, una manifestazione della mentalità profana e consumistica della nostra società piuttosto che un'espressione di spiritualità autentica e di devoto attaccamento verso la persona di Gesù. Ma riflettiamo sulla genesi di questa festività. L'origine della tradizione natalizia cristiana s'innesca su celebrazioni invernali di molto precedenti. Per ritrovare l'origine del Natale bisogna andare sugli altipiani dell'Hindu Kush, tra Afghanistan e Kashmir dove vivono gli ultimi 'pagani', il popolo dei Kalachi.

I Kalash, che sopravvivono oggi solo nel distretto di Chitral in Pakistan, hanno caratteristiche etniche e religiose con molte peculiarità che li distinguono dalla popolazione circostante. Molti dei Kalash hanno la pelle chiara e gli occhi blu o verdi, e queste caratteristiche contribuiscono a dare forza all'antica leggenda secondo cui sono i discendenti di soldati greci che combatterono con Alessandro Magno in Pakistan intorno all'anno 300 a.C. Studi recenti basati anche sull'analisi del DNA sembrano però smentire questa ipotesi che colloca invece la loro origine altrove. Per secoli i Kalash hanno combattuto per preservare le loro tradizioni. Circondati da comunità musulmane che li considerano da sempre 'kafiri' ossia infedeli e che costantemente cercano di convertire all'Islam, la loro cultura unica è in pericolo di estinzione.

I pochi Kalash rimasti – se ne contano non più di 3000 concentrati nelle valli di Birir, Bumburet e Rumbur - cercano comunque di mantenere intatte le loro tradizioni, i loro costumi, il loro credo, le loro antiche usanze e pratiche. Sono politeisti che adorano molti dei - come gli antichi greci e la cultura pre-vedica dell'Induismo -, e la natura gioca un ruolo importante e spirituale nella loro quotidianità.

Ritengono che la vita sia regolata da principi opposti: la mano destra e la mano sinistra, l’uomo e la donna, l’alta montagna e il fondo valle, i numeri pari e quelli dispari, la vita e la morte. Il mondo Kalash è un universo verticale in cui il sesso maschile e le altezze (montagne) sono ritenute pure mentre il sesso femminile e le regioni basse (valli) sono considerate impure. In base a questo principio, gli uomini siedono sul lato destro della casa e le donne su quello sinistro, gli uomini pascolano le capre e le donne seminano i campi e lavano i vestiti al fiume, gli uomini vanno in montagna mentre le donne restano a valle. Sempre nella visione duale del puro e impuro durante il periodo mestruale e al termine della gestazione, poco prima di partorire, le donne lasciano le loro case e si confinano nel Bashali, un edificio riservato al sesso femminile e collogato ai margini di ogni villaggio, che per antonomasia è soggetto a ogni tipo di impurità eliminabile solo bruciando bacche di ginepro nelle case e durante le cerimonie.

Continuano a parlare una loro lingua, esclusivamente orale, appartenente al sottogruppo delle lingue indoariane con la presenza di termini che somigliano al sanscrito. La maggior parte di loro, soprattutto i più anziani, è analfabeta. 

Le tre feste principali del Kalash sono il Chilam Joshi a metà maggio, l'Uchau a fine agosto e il Chaumos in pieno inverno.

Il festival Kalash più importante è il Chaumos, il loro grandioso rito solstiziale d'Inverno, dodici giorni che iniziano con la discesa tra gli uomini del dio ermafrodita Balimain dalla mitica patria dei Kalash, Tsyam, e si concludono con l'inizio del nuovo anno. Come scrive l'antropologo Cacopardo: 'l'archeologia vivente della natività'. Molte sono le testimonianze storiche che legano la nascita della madre di tutte le festività dell'Occidente da antichi riti agrari e astronomici precristiani. I festeggiamenti dell'antica Grecia in onore di Dionisio, il dio del vino morto e risorto che offriva in pasto il suo corpo e il suo sangue. I Saturnali romani che culminavano nella festa di Mitra, il dio solare nato in una grotta e rappresentato come un bambino risplendente di luce la cui nascita coincideva con il solstizio d'Inverno quando le giornate ritornavano ad allungarsi e la luce riprendeva a trionfare sulle tenebre. Stessa cosa facevano i Celti del Nord Europa che festeggiavano questo periodo anche con rami di vischio e ginepro. I Kalash sono la testimonianza diretta di tradizioni antiche che in altre regioni sono andate perdute o sono state 'trasformate'. Il Chaumos è a tutti gli effetti un natale prima del Natale. È la matrice ideale della nostra notte incantata. Al dio luminoso Balimain che discende a visitare gli uomini nel periodo più buio dell'anno e dispensa loro la sua energia come un dono benefico e portatore di vita, i Kalash chiedono cantando, 'seme di figli e seme di grano'. Se si aggiungono i rami di vischio e ginepro, le abbuffate rituali di lenticchie di montagna, la notte di vigilia in attesa dell'avvento del dio, i doni ai bambini, le cerimonie di purificazione e i fuochi accesi che rischiarano la notte innevata, gli ingredienti del nostro Natale ci sono tutti. Il dio discende nel periodo in cui vengono aperti i palmenti e si consuma per la prima volta il vino ottenuto dall'ultima vendemmia. Inoltre durante la prima discesa di Balimain tra i Kalash, il mito racconta che non venne accettato dagli uomini anzi venne considerato un ladro e per questo offeso e fatto azzannare dai cani. Per contro il dio incenerì il villaggio e rapì tutti i bambini portandoli via per sempre.

Dall'analisi del Chaumos, il Natale pagano, si cerca di comprendere meglio e provare dove affondino le radici pre-cristiane delle nostre feste di dicembre.

Riferimenti bibliografici:
Eraldo BALDINI & Giuseppe BELLOSI, Tenebroso Natale. Il lato oscuro della Grande Festa, Editori Laterza, 2012
Augusto S. CACOPARDO, Natale pagano. Feste d’inverno nello Hindu Kush, Sellerio Editore, Palermo, 2013
Alfredo CATTABIANI, Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno, Mondadori, Milano, 2011
Mircea ELIADE, Mito e realtà, Borla Editore, Torino, 1966
Martyne PERROT, Etnologia del Natale. Indagine su una festa paradossale, Elèuthera, Milano, 2012.
Marino Niola, Natale nel Kashmir, 2010