Le scene, ambientate in luoghi evocativi come le strade di Parigi, i vicoli di Venezia o le strette vie di Firenze, rappresentano un dialogo tra realtà e immaginazione. Tuttavia, ciò che si ottiene alla fine non può più essere definito una fotografia nel senso tradizionale del termine. Attraverso la post-produzione, l'immagine si distacca dalla sua natura documentaria e si trasforma in un'opera che vive in una dimensione diversa, più vicina all'arte pittorica o alla narrazione visiva.
Texture, luci e ombre vengono manipolate per creare atmosfere che trascendono il momento dello scatto. L'uso di tonalità anticate, sfumature evanescenti e dettagli volutamente imperfetti dona all'immagine una qualità onirica e senza tempo. Non è più un'istantanea del reale, ma una reinterpretazione, una creazione che attinge al linguaggio della memoria, del sogno e dell'astrazione.
Fondamentale in questo processo è il controllo passo dopo passo che l’artista esercita durante la post-produzione. Ogni modifica, ogni dettaglio, ogni sfumatura è pensata e realizzata secondo una visione precisa, coerente con l'idea artistica di partenza. Questo distingue profondamente l'approccio umano da quello di un’AI generativa, che, per sua natura, opera in modo imprevedibile e non riproducibile. La fotografia qui non viene "trasformata" in modo casuale, ma guidata con cura verso un risultato che è unico e irripetibile, frutto di una volontà creativa consapevole.
In questo processo, la fotografia cede il passo a qualcosa di più complesso, che invita lo spettatore a riflettere, a sentirsi immerso in una realtà alternativa. Ciò che emerge non è una semplice immagine catturata, ma un'opera che esiste in uno spazio liminale, tra fotografia, pittura e poesia visiva. L'arte, in questo senso, non è più limitata dalla fotocamera, ma si espande oltre, creando una nuova forma di espressione.